Nella seconda metà del Settecento la letteratura riscopre i poeti e gli scrittori antichi, fari che illuminano illustri intellettuali. Il mondo dell'antica Grecia viene rievocato come il regno della Bellezza, il mitico luogo in cui regnava serenità ed armonia.
In Italia risplende il talento di Ugo Foscolo, il poeta nato nel 1778 a Zante, città greca celebrata con il sonetto A Zacinto. Le opere più celebri del poeta ottocentesco ci rimandano immediatamente al mondo antico ed alla sua serenità, e fra tutte citiamo Alla sera, (1803) Alla Musa (1803) e Le Grazie, dedicata a Venere, Vesta e Pallade, protagoniste del capolavoro del Canova.
Oltre alle poesie, Foscolo ci ha donato splendidi romanzi, tra i quali Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1803), un episolario intriso di passioni politiche ed amorose che trovano come unico sbocco il suicidio del protagonista. Jacopo Ortis è da molti considerato l'alter ego di Ugo Foscolo, un artista che vive in bilico tra la ricerca della perfezione antica e la drammaticità del presente. Il poeta è strenuamente legato al passato, alla sua patria natia, alla giovinezza e allo splendore dell'antica cultura, luoghi sicuri in cui rifugiarsi per domare "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge", come scrisse nell'ode Alla Sera.
Gli stessi sentimenti potenti animamo l'inquieto Johann Wolfgang Goethe, drammaturgo tedesco nato nel 1749. Goethe ha composto, tra gli altri, il romanzo I dolori del giovane Werther (1774), un capolavoro che racchiude la tempesta di amore, dolore ed emozioni che saranno esaltati dal Romanticismo.
In Germania opera anche Friedrich Schiller (1759-1805), l'autore delle parole del celebre Inno alla gioia, musicato da Beethoven. Il poeta e drammaturgo tedesco ha espresso in maniera sublime l'estetica neoclassica nel suo famoso saggio in cui ha contrapposto la poesia degli antichi, pura ed ingenua, alle opere dei moderni, frutto di sentimenti e ragione, privi di immediatezza.
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